Frammenti d'una filosofia dell'errore e del dolore, del male e della morte è l'ultimo dei sei libri in cui Rensi rompe con i consueti moduli sistematico-trattatistici dell'esposizione filosofica e adotta lo stile del pensiero breve. Questo “formato” è caratterizzato da una duttilità che esalta le grandi doti di scrittore e anche di affabulatore di Rensi. Lo vediamo così svariare da illuminanti interpretazioni di alcuni fra i “luoghi” più classici della filosofia occidentale, a penetranti “bozzetti” paranarrativi o storici che toccano le aporie della condizione umana con una sensibilità degna di Pascal o di Leopardi. Ma non è per fare una più bella figura che Rensi opta per il pensiero breve. Piuttosto, uno spazio testuale come quello di Frammenti, continuamente interrotto e quasi cosparso di frantumi, gli deve essere parso il più idoneo a rispecchiare il disgraziato assetto ontologico e assiologico del mondo, che Rensi vede-giudica posto sotto il segno dell'assurdo, del caso e della violenza. Come traspare già dal titolo, Frammenti è appunto una variazione sul tema di questa dolorosa certezza. Ma si tratta di una “rapsodia del negativo” che non ingenera nel lettore accasciamento, bensì quasi paradossalmente produce su di lui un effetto tonificante per via dell'intensità e della fortissima carica etica d'indignazione con cui Rensi conduce la sua requisitoria contro il male.
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