La follia incontenibile di una famiglia borghese è al centro di questo romanzo di Marta Franceschini che ha per protagonisti un padre impotente e morfinomane, mentalmente instabile, dentista meticoloso e collezionista di libri sugli esperimenti chirurgici nei lager nazisti; una madre depressa cronica, eternamente chiusa nella sua camera da letto, annebbiata dai farmaci e impegnata a cancellare la realtà dalla propria esistenza; la figlia nata da un patetico e isolato amplesso, vittima inconsapevole e indifesa di entrambi. Abusi sessuali, feroci pestaggi e violenze psicologiche di vario genere sono il pane quotidiano con cui la bambina si nutrirà per diventare una donna apparentemente sottomessa e vinta. Ma il seme della follia, così tenacemente innestato nella psiche della giovane vittima, finirà per dare i suoi frutti e trasformare l’obbedienza passiva in una fredda e spietata vendetta. Sette anni durerà il suo piano, fatto di impercettibili mosse, di notti insonni, di paziente e silenzioso allenarsi al delitto, di visioni allucinatorie e incubi notturni, in una spirale sadomasochista che la porterà, come un angelo vendicatore, a superare ostacoli e confini per uccidere il drago.
Tratto dal libro
"Il principio è stato squallido. Come il coito frettoloso e inappagante di mio padre, per di più nel giorno sbagliato. Da quel piacere rubato goffamente in una notte di giugno, derivo io: lo sgomento invase mia madre nell’attimo immediatamente successivo e da allora non l’ha più abbandonata. L’intera gravidanza fu un calvario per lei e un esordio poco incoraggiante per me, ma nonostante la spiacevole sensazione di essere immersa in un mare di rifiuto, decisi di restare."
"Per anni avevo eseguito gli ordini e le costrizioni di mio padre, vinta da un’anestesia del corpo e dello spirito. …adesso ero io a tenere le redini del comando, io a decidere le torture e stabilire le pene. Soccombere al mio stesso dominio colorava la resa di una sfumatura diversa, che mi faceva sentire unica e speciale. Avevo ingoiato il carnefice, e ne gustavo l’agrodolce sapore, in uno scontro finalmente alla pari: io contro me stessa."
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