Un dramma in due atti, scritto per l’11 settembre 2001, squaderna in varianti metriche e ritmiche il dolore reale delle vite spezzate e quello virtuale teletrasmesso a tutto il mondo. L’eccesso di pathos, per così dire «montato a neve», non stride affatto con l’orribile evento. Prima la concatenazione degli eventi. Poi lo scatenarsi della reazione a catena. Un’onda d’urto emotiva che l’occhio televisivo fa dilagare come un’impalpabile palla ovattata che tiene in scacco la globalità.
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