Diversamente canide – a sentire l’autore – vuole essere «una cronaca del vaga-bondaggio attraverso un labirinto di itinerari urbani, visioni e frammenti di ricordi trascinati dall'onda di un linguaggio che tenta di afferrarne l'originaria, primitiva violenza sensoriale». Ne deriva una sorta di gliommero linguistico con passaggi funambolici attraverso perlomeno cinque lingue (italiano, latino, inglese, francese napoletano). In più, al suo espandersi, corrispondono i giochi sonori di un lessico mescidato e proteiforme. Quasi una festa di parole... E su tutto campeggia l’ironia, che già si legge nei titoli e nell’indice: ben altro che sperimentalismo di maniera!
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