In una lingua semplice e allo stesso tempo raffinata, la scrittrice racconta un'infanzia trascorsa fra la Russia, Parigi e la Svizzera, nel primo decennio del Novecento, poco prima della prima guerra mondiale e della rivoluzione russa. Soprattutto all'inizio, la narrazione in prima persona è spesso interrotta da un dialogo fra un io e un tu, fra il narratore e il proprio doppio, che si interroga e l'interroga sulle motivazioni della scrittura. Questo libro non è solo la cronaca di un'infanzia "nomade" fra genitori separati, e di uno spaccato storico, ma anche una riflessione sulla lingua o meglio sulle varie lingue fra le quali questa infanzia si è formata. Per Gilles Deleuze, "Infanzia" di N. Sarraute resta uno dei più significativi romanzi contemporanei sulla memoria, capace di tradurre in contenuti universali un'esperienza privata, senza cadere mai negli stereotipi del genere.
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