Nei testi poetici di Mario Di Pinto, ai quali non è mai estraneo il pensiero, si possono riconoscere gli echi della più “concettosa” poesia italiana del Novecento (Montale, l’Ungaretti “metrico” e Sereni), così come la potenza di dettato, sospesa fra musica della forma e approfondimento argomentativi, della grande tradizione lirica spagnola (Garcilaso, e poi Gongora e Quevedo, fino alla generazione di Lorca). Questo testimone d’eccezione di trent’anni della nostra storia ci offre il veicolo poetico per scoprire cantabile e ripetibile il senso di un’esperienza messa a disposizione di tutti, come insegna di una “memoria ostinata”.
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