Sembra trascorso un secolo da quando, nel 2006, Romano Prodi, superava di un soffio Silvio Berlusconi e, grazie anche ai meccanismi della legge elettorale, riusciva a mettere in campo (sarebbe più difficile scrivere "in piedi") il suo secondo governo. Sembra trascorso un secolo perché il sentimento, il desiderio, il forte richiamo espressi dalle urne nel 2008 impongono una politica improntata all'esatto opposto di quella appena sperimentata, con evidente grande delusione. Una fuga dai riti inconcluednti di una coalizione d'accordo su nulla che trova il suo compimento mediatico nella scomparsa dai discorsi, i confronti, i dibattiti del suo artefice massimo: Prodi, appunto. Il quale, con una decisione finalmente saggia, ha preferito uscire di scena per agevolare un cambiamento di passo e modalità che la stragrande maggioranza degli italiani invoca. E' finita una stagione, se ne apre un'altra che va compresa e interpretata.
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