Il volume si propone di analizzare le influenze esercitate dai manifesti e dall’iconografia futurista sull’architettura contemporanea attraverso la lettura critica di alcuni tra i massimi studiosi di futurismo italiani. Storici dell’arte e dell’architettura, critici e progettisti, prendendo come spunto il recente centenario del Manifesto dell’Architettura futurista di Antonio Sant’Elia, sono chiamati a fare un resoconto dei vaticini contenuti negli scritti e nelle opere dei futuristi, individuando quelle valenze inespresse che, legittimate dalla visione contemporanea, possono essere definite profetiche. Le folgorazioni futuriste rendono infatti evidente quanto ci sia in comune tra momenti così distanti nel tempo, ma vicini in termini di provocazioni, atteggiamenti e stimoli. Il libro è teso a raccontare quanto e come l’eredità del futurismo sia stata assorbita fino ad oggi, in modo più o meno consapevole, in ambito culturale, artistico e architettonico. All’interno del volume si prevede, inoltre, un approfondimento dedicato al rapporto tra futurismo e architettura mediterranea e, in particolare, quella caprese. Capri, fin dal primo dopoguerra e ancor di più dopo il Convegno del Paesaggio del 1922, era assiduamente frequentata da una folta schiera di futuristi, tra cui Marinetti, Prampolini, Depero, Tavolato, Clavel e molti altri, e può essere individuata come luogo simbolo della trasversalità e delle contraddizioni della poetica futurista.
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